Venerdì 6-1-23 – Epifania del Signore – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questo venerdì 6-1-2023, Epifania del Signore, le sento tra loro collegate nel segno della luce.
La prima lettura è tratta dal libro del profeta Isaia. Gli scritti di questo profeta sono attribuito a tre autori.
Vi è un primo Isaia storico (nato nel 765 a.C.), vissuto nel difficile periodo dell’avanzata degli Assiri (Tiglat Pilezer III) che conquistano anche Samaria (720 a.C.). Vi sono dei tentativi di alleanza con l’Egitto ai quali Isaia si oppone invitando a confidare nel Signore.
Gerusalemme fu poi effettivamente assediata nel 701 a.C. dal re assiro Sennacherib. La città fu difesa efficacemente dal pio re di Giuda Ezechia, sostenuto da Isaia, e Sennacherib si ritirò. Grande eco ha avuto questa vittoria di Gerusalemme, vittoria attribuita alla vicinanza di Dio.
Si perdono poi le tracce storiche di questo Primo Isaia, probabilmente martirizzato sotto Manasse, successore di Ezechia, che promosse un forte sincretismo con le altre religioni.
Questo Isaia storico, come abbiamo detto, partecipò attivamente alle vicende politiche del suo tempo, azione che ne ha fatto anche un eroe nazionale. Egli è il profeta della fede, della fiducia in Dio, è il più grande dei profeti messianici. Per il suo stile, le sue immagini, i suoi contenuti e il suo genio religioso è considerato un “classico” della Bibbia.
Il libro del Primo Isaia fu successivamente integrato da uno scrittore che prese pure il nome di Isaia (detto il Deutero-Isaia o Secondo Isaia) vissuto ai tempi dell’esilio babilonese. Egli predicò nell’epoca nella quale le prime vittorie del re persiano Ciro (550 a.C.) lasciavano presagire la rovina dell’impero babilonese e la liberazione degli ebrei poi avvenuta con l’editto del 538 a.C..
Nel testo del libro del secondo Isaia sono inseriti i quattro “canti del servo” di Jahvè, servo che è mediatore della salvezza futura in ottica messianica. Suo è anche il libro della Consolazione di Israele.
L’ultima parte del libro di Isaia (capitoli 56-66) è l’opera di un altro scrittore detto Trito-Isaia o Terzo-Isaia. La collocazione temporale situa questo autore dopo la liberazione da Babilonia, intorno al periodo della ricostruzione del tempio di Gerusalemme verso il 520 a.C.
Il brano delle letture di oggi, come si può capire, è tratto proprio dal Terzo-Isaia e si apre con il richiamo a una luce che illumina Gerusalemme in ricostruzione e illumina pure quanti guardano alla città santa. Don Giuseppe ci dice: “L’entusiasmo della descrizione non annulla la tenebra ‘che ricopre la terra, nebbia fitta che avvolge i popoli’.”
Anche noi che sentiamo le tenebre ricoprire la terra, la nebbia fitta avvolgere le nazioni, anche noi aspiriamo a questa luce. Luce che libera e salva. Don Giuseppe ci ricorda però che il trionfo del piano di Dio si realizza: “in un processo che esige il suo tempo, quasi debba sempre regnare la tensione di un contrasto non ancora perfettamente eliminato.”
Paolo nella lettera agli Efesini richiama il “mistero della grazia” cioè, ci spiega Don Giuseppe: “l’apostolato, che Dio gli ha affidato a favore di tutte le genti. Rivelato ora, dopo l’attesa dei secoli, esso si fonda sull’universale chiamata, in Cristo…”
Anche noi, dunque, siamo “chiamati”, anche noi dobbiamo sentirci rivestiti di luce.
Solo l’evangelista Matteo riporta l’episodio dei Magi, rappresentanti della cultura umana che rende omaggio a Gesù. La luce di una stella li ha guidati.
Di fronte al mistero di Dio che fa irruzione nella storia, ci ricorda Don Giuseppe, “subito le forze del male tentano l’opposizione radicale…” che solo per l’intervento di Dio viene superata, ma… “sarà un cammino – si direbbe – a tappe, perché Gesù è salvato in una terra d’esilio e dovrà sempre affrontare un destino di vagabondaggio.”
Faccio mia la conclusione finale di Don Giuseppe: “Tutto è guidato da un progetto ineffabile, onnipotente, che vuole la salvezza anche nel momento che sembra annullare ogni possibile speranza.”
Il Salmo, dedicato a Salomone, fa appello al re ideale dell’avvenire, il Messia atteso e predetto dai profeti. E’ la luce che sovrasta le tenebre.
RIT: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto, /
al figlio di re la tua giustizia; /
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia /
e i tuoi poveri secondo il diritto. /
Nei suoi giorni fiorisca il giusto /
e abbondi la pace, /
finché non si spenga la luna. /
E dòmini da mare a mare, /
dal fiume sino ai confini della terra. /
I re di Tarsis e delle isole portino tributi, /
i re di Saba e di Seba offrano doni. /
Tutti i re si prostrino a lui, /
lo servano tutte le genti. /
Perché egli libererà il misero che invoca /
e il povero che non trova aiuto. /
Abbia pietà del debole e del misero /
e salvi la vita dei miseri. (Sal 72/71, 1-2; 7-8; 10-11; 12-13)
Il Salmo ci invita a pregare perché nei giorni del Signore “fiorisca il giusto / e abbondi la pace…”. Mettiamoci tutti in preghiera perché l’atteso ritorno del Signore sia segnato da giustizia e da pace.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi auguro buona manifestazione, epifania del Signore nelle nostre vite.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo i nostri incontri di formazione programmati per sabato 28 gennaio e sabato 25 febbraio 2023 (Consolata, ore 15,30, relatore Don Savarino, segue S. Messa e cena fraterna) sui primi secoli del cristianesimo. Secoli segnati da grandi sviluppi nella fede, da santi e martiri, da importanti Concili, dai Padri della Chiesa, dal crescere delle comunità cristiane, ma anche da violente lotte intestine, da laceranti eresie. Questa situazione dei primi secoli cristiani ha molto da insegnarci per la comprensione dei tempi presenti.
Epifania 6- 1- 23
Letture: Is 60, 1-6; Ef 3, 2-3a.5-6; Mt 2, 1-12
Il lungo libro di Isaia si apre nella sua parte finale (la chiamano il Tritoisaia) a una luce che caccia le tenebre che avvolgono la terra. “Cammineranno le genti alla tua luce” e a Gerusalemme è rivolto l’invito di guardare le moltitudini che giungono da ogni contrada d’Oriente e portano “la ricchezza delle genti”. A quella vista “palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”. Tra i doni che popoli porteranno ci sarà “oro e incenso”, mentre da tutto il mondo si svolge la peregrinazione universale e vengono proclamate “le glorie del Signore”. Si incontrano così il popolo dell’alleanza con i popoli dell’intera umanità nel godimento di quella salvezza che Dio ha promesso a tutti i suoi figli. L’entusiasmo della descrizione non annulla la “tenebra che ricopre la terra, nebbia fitta che avvolge i popoli”. Si realizza il trionfo del piano di Dio, in un processo che esige il suo tempo, quasi debba sempre regnare la tensione di un contrasto non ancora perfettamente eliminato.
Nella Lettera ai cristiani di Efeso “Paolo, il prigioniero di Cristo”, si richiama al “mistero della grazia”, l’apostolato, che Dio gli ha affidato a favore di tutte le genti. Rivelato ora, dopo l’attesa dei secoli, esso si fonda sull’universale chiamata, in Cristo, appunto di tutte le genti, a “condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Per quanto il discorso sia rivolto principalmente ai destinatari della lettera, esso ha però valore universale, come viene detto esplicitamente: “le genti sono chiamate… a condividere la stesa eredità… a essere partecipi della stessa promessa”. Qui si trova il mistero dell’evangelo, che ha debellato ogni radice di divisioni per quanti aderiscono a Cristo.
Il brano evangelico è assunto da Matteo e riporta il racconto della venuta dei “magi” a Betlemme, per onorare colui che essi ritengono il neonato “re dei Giudei”. Il racconto è molto movimentato: parte “da Oriente” (indicazione vaga, che può indicare l’Arabia meridionale o, più avanti, addirittura la Persia), con alcuni protagonisti, sapienti, Magi, che seguono l’indicazione di una stella particolare e vogliono visitare e addirittura adorare il neonato “re dei Giudei”. Non fanno mistero del loro obiettivo, anzi lo presentano addirittura al re Erode. Questi crede loro, ma elabora subito il progetto dell’eliminazione di quel bimbo ritenuto concorrente al suo trono. Il nome “Betlemme” viene subito individuato, ma il re progetta l’assassinio di tutti i bambini betlemmiti sotto i due anni, per essere certo di eliminare il concorrente pericoloso. I magi giungono a Betlemme, adorano il bambino, offrono i doni (oro, incenso e mirra), ma vengono “avvertiti in sogno” di non farsi più vedere a Gerusalemme. Il racconto è molto movimentato e non semplice da sintetizzare, ma è evidente che i personaggi si qualificano per il loro rapporto – più o meno consapevole – con Gesù. Ed è evidente pure che più forte delle forze del male è la volontà onnipotente di Dio. Ma intanto Gesù è riconosciuto nella sua dignità sovraumana anche fuori del suo popolo, fin dall’inizio della sua presenza terrena. E in questa vicenda si vede che solo una libertà interiore ha la possibilità di raggiungere il Salvatore, non chi mette al vertice delle sue scelte quanto serve ai propri interessi.
In Cristo, luce del mondo, tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza
Solo l’evangelista Matteo ci riporta l’episodio tanto movimentato della venuta dei ‘magi’ a rendere a Gesù l’omaggio massimo del culto umano, per manifestarci l’adesione totale di questi sapienti alla comparsa di quel misterioso neonato. La luce dall’alto, accolta da una riflessione di totale disponibilità, dà loro la consapevolezza del mistero ineffabile che ha fatto irruzione nella storia, senza esclusione di nessuna classe di beneficiari. Subito le forze del male tentano l’opposizione radicale, che solo per l’intervento sovrano di Dio viene superata. Ma sarà un cammino – si direbbe – a tappe, perché Gesù è salvato in una terra d’esilio e dovrà sempre affrontare un destino di vagabondaggio. Il disegno di Dio non teme opposizioni, ma accetta di misurarsi con esse e di subire tutti i disagi di contrasti e sofferenze. Il nostro episodio non si dilunga sui sentimenti dei protagonisti passivi, Gesù e i suoi ‘genitori’, per lasciarci il più possibile nella contemplazione dell’intervento sovrano di Chi è all’origine di tutto. Tutto è guidato da un progetto ineffabile, onnipotente, che vuole la salvezza anche nel momento che sembra annullare ogni possibile speranza.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/