Domenica 7-3-21 III Domenica Quaresima B – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
proprio un anno fa, guidati da Don Giuseppe, cominciavamo il cammino settimanale di approfondimento della Parola di Dio nelle Letture della domenica e di altre importanti festività. Sembra passato ben più di un anno!
Nell’estate del 2017 eravamo in pellegrinaggio in Grecia e siamo stati anche tra i resti dell’ antica Corinto dove ci siamo raccolti in preghiera leggendo, come questa domenica, un brano della prima lettera di Paolo ai Corinzi: “Noi annunciamo Cristo Crocifisso”, scandalo, stoltezza, ma, per chi è chiamato, potenza e sapienza di Dio.
Il tempo, nel suo misterioso fluire, continua a interrogarci sul senso di ciò che succede intorno a noi, sul senso del nostro cammino di fede.
Il Salmo di questa domenica, nella prima parte, ci porta a incontrare Dio come creatore, come sole che percorre il cielo, e, nella seconda parte, Dio come colui che è legge di salvezza.
Legge che è “scolpita” nelle tavole di pietra, ma che, dal testo ebraico, potrebbe anche trarsi l’indicazione di legge di “libertà” nelle tavole di pietra.
Parole “scolpite” nelle tavole, quindi eterne, e pure parole di “libertà” nelle tavole, parole che liberano colui che le vive e le ascolta.
“La legge del Signore è perfetta , / rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice.” (Sal 19/18,8)
Il nostro cammino di fede, che è cammino che libera, che da gioia, non è un cammino semplice, banale, è però un cammino che “rende saggio il semplice”.
E’ affascinante la nostra fede, è una sfida costante, un cammino da costruire nel nostro quotidiano, ma il Signore “rinfranca l’anima”, non ci lascia soli, ci precede su questa strada.
Concludendo non posso che riprendere le parole finali di Don Giuseppe il quale ci ricorda, di fronte alle domande che ci poniamo sulla nostra fede, che questa ricerca: “È il momento in cui lo sguardo si porta ai piedi della croce e non so fare altro che stringermi forte forte a quella Mamma, che ha sofferto infinitamente più di me e vuole portarmi con sé all’incontro col Figlio suo risorto.” Questo è il senso profondo della Quaresima: preparazione, attesa.
Proprio in questi giorni Papa Francesco è nella martoriata terra di Iraq, da cui la tradizione vuole che sia partito Abramo rispondendo alla chiamata di Dio. Incontra a Najaf, la città santa degli sciiti, l’anziano e importante Ayatollah Al Sistani. Questo incontro può essere paragonato a quello avuto nel 1919, negli Emirati Arabi, con il grande Iman sunnita egiziano Ahmad al Tayyeb. Incontra il capo del governo iracheno Kadhimi che lo ha invitato.
Soprattutto incontra povere e stremate comunità cristiane celebrando la S. Messa tra le macerie di città distrutte. Ricordiamolo al Signore in questo difficile e importante pellegrinaggio apostolico.
Uniti nella comune preghiera, vi invio i saluti di Don Giuseppe, Suor Maria Clara e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
7. 3. 2021 –III Dom. Quar. B
Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini
Letture:Es 20, 1-17;1 Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25 – La prima lettura, dal libro dell’Esodo, riporta il testo dei dieci Comandamenti: la parte dedicata ai primi tre è molto lunga e incomincia dal richiamo a quello che il Signore ha fatto per il suo popolo, per introdurre il grande comando: “non avrai altri dei di fronte a me”. San Paolo sta ancora introducendo il primo grande scritto indirizzato ai cristiani di Corinto e annuncia il tipo di messaggio che intende inviare ai suoi lettori: “noi annunciamo… Cristo crocifisso”. E’ una provocazione o un non senso, ma nei confronti dei valori di Dio tutto è capovolto e sembra non senso: vale per la forza e la sapienza umana, che in realtà sono debolezza e stoltezza di Dio. Nel vangelo di Giovanni è narrata la vicenda della prima Pasqua vissuta da Gesù a Gerusalemme con i primi discepoli. Lo spettacolo dei mercanteggiamenti praticati nel tempio al servizio dei sacrifici suscita la reazione assai vivace di Gesù, che viene invitato dai “Giudei” a giustificare quel comportamento; ne vedremo la risposta.
Qualche insegnamento dalle letture – Non è semplice individuare una pista omogenea nell’insegnamento delle nostre tre letture. Può essere significativo muovere dalle parole introduttive al decalogo secondo l’Esodo: il Dio liberatore del suo popolo enuncia la conseguenza e consegna fondamentale: “non avrai altri dei di fronte a me”. L’eco della voce di questo Sovrano e Amico unico del suo popolo risuona nel dialogo di Paolo con i suoi cristiani di Corinto, provenienti sia dall’ebraismo sia dal paganesimo: “noi annunciamo Cristo crocifisso”. Sembra un’affermazione veramente di cattivo gusto, eppure la finale è del tutto sicura: “Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. La narrazione evangelica ci porterà in modo inatteso vicino a questa verità.
Egli parlava del tempio del suo corpo – Egli conosceva quello che c’è nell’uomo – Nel racconto del vangelo di Giovanni, dopo l’incontro di Gesù col Battista al Giordano, la chiamata dei primi discepoli e il ‘segno’ del vino alle nozze di Cana, Gesù va a Gerusalemme per la “Pasqua dei giudei”. La grande spianata del tempio è già sempre movimentata, ma in occasione della grande festa i traffici per offrire possibilità dei sacrifici si moltiplicano. Gesù ne è molto sconcertato e reagisce con una vivace disapprovazione di quel mercimonio. Ma questo suscita la reazione delle autorità (l’evangelista dice solo “i giudei”) che chiedono a Gesù di giustificarsi: “quale segno ci mostri…?”. Lui sembra rispondere con una stramberia: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Tutti sanno che l’enorme complesso del tempio ha una storia di anni alle spalle, “ma egli parlava del tempio del suo corpo“. E qui ci sentiamo trasportati in tutt’altra sfera e solo la risurrezione di Gesù provocherà nei discepoli il ritorno alla memoria: “si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”. In realtà l’evangelista stesso ci aiuterà a entrare nell’adempimento del mistero. La parola “corpo” non tornerà più, nella narrazione evangelica finché non si parlerà del corpo di Gesù tirato giù dalla croce, nella distruzione della morte. Al terzo giorno Maria Maddalena non lo troverà più nel sepolcro, dove era stato deposto nella sepoltura, ma per incontrarlo, immediatamente, in colui che lei credeva essere il giardiniere e che stabilirà il più amabile segno di vita, chiamandola col suo nome. Già oggi però accogliamo la previsione dell’evangelista: “i suoi discepoli si ricordarono … e credettero”, e sarà autentica fede pasquale. Non però ancora nel nostro racconto, perché in quella pasqua Gesù si fermò ancora un po’ a Gerusalemme, molti credettero in Gesù, senza però che Gesù si fidasse della loro fede, perché “lui conosceva quello che c’è nell’uomo”.
Carissimi, non lasciamoci prendere da un senso di malinconia dubbiosa. Nella vita si incontrano tanti tipi di fede e non è impossibile che accada anche a noi di presumere di rispondere alla chiamata di Gesù con fede autentica e di illuderci. L’episodio che abbiamo letto ci avverte: crede veramente in Gesù solo chi accetta di partecipare a quella ‘distruzione’ che Lui ha accettato sulla croce, perché solo quella offre la risurrezione vera.
Spero di avere interpretato bene quanto Gesù ci insegna e sono il primo a esserne spaventato. È il momento in cui lo sguardo si porta ai piedi della croce e non so fare altro che stringermi forte forte a quella Mamma, che ha sofferto infinitamente più di me e vuole portarmi con sé all’incontro col Figlio suo risorto.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti