Quaresima 2020 IV Domenica
Cari soci e amici dell’Amcor – Amici delle Chiese d’Oriente,
eccoci al nostro incontro settimanale con la Parola di Dio, guidati da Don Giuseppe Ghiberti ed in preparazione della prossima domenica, IV di Quaresima, 23 marzo 2020.
Abbiamo quanto mai bisogno di aprire il nostro cuore e la nostra mente alla Parola di Dio per procedere nel nostro cammino di fede singolarmente e insieme.
Uniti profondamente dall’amicizia e nella comune preghiera vi invio un affettuoso saluto con Don Giuseppe e insieme a tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
22 – 3 – 2020 Dom. IV di Quaresima A
Letture: 1 Sam 16, 1b.4.6-7.10-13; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41. E’ la domenica del miracolo del cieco nato. Gesù ha sconfitto satana, il tentatore (I dom. di quaresima), ha ricevuto la conferma della sua missione dal Padre sul Tabor (II dom.), ha confidato alla samaritana un nucleo del suo segreto (III dom.) e oggi confida al cieco nato uno dei suoi nomi divini (“Figlio dell’uomo”), ottenendo la piena adesione della sua fede.
Qualche insegnamento dalle Letture: Il giovanissimo Davide viene unto re: le scelte di Dio non sono le nostre. Il messaggio della prima lettura si apre su una prospettiva di profondità infinita, perché da questo re nascerà il Messia, figlio di Davide: proprio dal “seme di Davide” proverrà Gesù, come ricorda il nostro evangelista (Gv 7,42), in un contesto di polemica simile a quella che incontriamo nel vangelo, quando si discute se Gesù sia il Cristo. Nella seconda lettura raccogliamo la raccomandazione “Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”: fin quando si rimane nella zona delle tenebre non si raccolgono frutti. Il miracolo che ci narra Giovanni nel brano evangelico descrive il cammino verso la luce percorso da un poveretto nato cieco, che acquista con la vista del corpo una lucidità interiore che egli difende al di sopra di ogni rischio e paura, a differenza degli avversari di Gesù, che sono ciechi proprio perché presumono di vedere e si precludono così la libertà di accogliere il messaggio degli insegnamenti e dei “segni” operati da Gesù.
Il ritorno alla vista del cieco nato: Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù lascia la Galilea e non vi torna più; dalla pasqua si è passati alla festa delle capanne e presto giungerà l’ultima pasqua, quella dell'”ora” di Gesù. Egli si muove nella città, ma il centro d’interesse è il tempio. “Passando”, Gesù vide il cieco, che non aveva mai goduto della vista. Non riusciamo a frenare la domanda: e se non fosse passato di lì? E poi la preghiera: Gesù, passa anche nella mia vita e ritorna, oggi, domani, fino alla fine, quando suona l’ora dell’incontro. E subito inizia un dialogo fitto, prima con i discepoli, poi con il cieco a cui Gesù ha ridato la vista e poi con la gente, soprattutto con quanti non ammettono che un prodigio come quello sia segno di uno straordinario “divino” in Gesù. Anche perché c’è una controindicazione: il miracolo è stato compiuto di sabato, e per di più con un’azione terapeutica, facendo del fango e spalmandolo sugli occhi del cieco. Ma questi non si lascia turbare: quello che Gesù ha fatto è segno di qualcosa di indicibilmente superiore e bisogna concludere che chi fa tali cose è da Dio. La reazione è molteplice: anzitutto quella vigliacca dei genitori, che non si lasciano commuovere dalla fortuna del figlio (forse sono anche scontenti che ora non potrà più chiedere l’elemosina!), poi quella testarda dei farisei, che continuano a sbandierare l’obiezione del sabato e non si lasciano commuovere da quella che è la vera risposta, intuita e contrapposta dall’ex-cieco: “Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla”. E per questa verità riceve il titolo di peccatore: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. Qui le posizioni si immobilizzano: il cieco accetta la rivelazione finale di Gesù su se stesso, Figlio dell’uomo (“Credo, Signore”), mentre per gli avversari suona la parola finale di Gesù: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”. Anche il mio peccato, e il peccato del mondo, ieri oggi e sempre, è, in radice, pretesa di vedere: vedo io, decido io, ho diritto e voglio scegliere io… non ho bisogno di redenzione, basto a me stesso. O Signore, devi proprio… rompermi la testa, se vuoi salvarmi!
Vostro don Giuseppe Ghiberti